Roko, un cortometraggio d'animazione per pulire le spiagge
- Redazione
- 6 ago 2022
- Tempo di lettura: 7 min
Al giorno d’oggi, l’inquinamento e la questione ambientale sono due degli argomenti più sentiti tra i giovani.
La maggior parte di questi, sostiene l’ambiente adottando uno stile di vita che sia più sostenibile (per quanto
è consentito), in modo da fare qualcosa di concreto; c’è chi partecipa a sit in, raccolte firme online,
manifestazioni, progetti scolastici. E c’è chi, realizza cortometraggi d’animazione che aiutino a pulire le
spiagge.
Ho avuto la possibilità – e l’immenso piacere – di chiacchierare con tre ragazzi che da un anno hanno messo
su un team e l’idea di «Roko», un corto d’animazione realizzato in computer grafica e ambientato sulle
spiagge del Gargano, in Puglia che ha l’obiettivo non solo di denunciare l’inquinamento sulle spiagge, ma
anche di aiutare in modo attivo queste ultime, organizzando delle giornate di pulizia dai rifiuti con alcune
ONLUS.
In primis volevo chiedervi di presentarvi: chi siete, cosa fate nella vita e come siete finiti a lavorare
insieme?
«Io sono Rocco Contillo, sono un laureando in architettura presso l’Università Gabriele D’Annunzio di
Pescara, vengo da Foggia e in questo progetto ricopro il ruolo di scenografo. Siamo tre ragazzi che hanno
avuto la fortuna di incontrarsi al liceo e da lì è nata l’idea di realizzare un qualcosa di importante insieme. E
finalmente con tanta fatica ma altrettanto entusiasmo stiamo cercando di concretizzare il tutto.»
«Io invece sono Andrea Avantaggiato e anch’io, come Rocco, sono un laureando nella facoltà di architettura
Gabriele D’Annunzio di Pescara. È stato Armando in una chiamata che abbiamo avuto tre anni fa a farmi
conoscere il mondo del cinema, e successivamente ha conquistato anche Rocco. Parlando sempre con
Armando abbiamo capito che le nostre competenze potevano unirsi all’interno di una start up che opererà in
mercati diversi, compreso l’intrattenimento.»
«Mi chiamo Armando Pio Carchia, studio cinema a Roma all’Accademia Griffith. Ho avuto la possibilità di
conoscere queste persone che sono amici, ma anche collaboratori. E non è facile arrivare a collaborare con
delle persone che sono prima di tutto amici, quindi significa che tra di noi c’è una certa affinità, ed è questa
la cosa che ci ha portati un anno fa a iniziare a lavorare su un progetto, su un’idea, che è Roko. In realtà è
iniziato tutto poco prima, quando loro due mi hanno portato all’interno del loro progetto, perché avevano già
delle idee per quel che riguarda il loro campo di studi. Quindi alla fine ci siamo uniti, ed abbiamo iniziato a
lavorare a Roko.»
Come siete arrivati all’idea di produrre un «corto per pulire le spiagge»?
Armando: «In realtà è molto semplice, perché l’idea iniziale è sempre stata quella di creare un prodotto che
fosse innovativo sotto molti aspetti, sicuramente su quello tecnologico – perché stiamo lavorando con molta
tecnologia – ma anche da un punto di vista culturale, se così si può dire. Perché noi fin dal principio abbiamo
voluto produrre qualcosa che fosse sostenibile, ma non soltanto nella produzione dell’audiovisivo in sé, ma
che potesse portare sostenibilità, un qualcosa che potesse effettivamente essere utile. In questo caso ci è
venuta l’idea di utilizzare come ambientazione la nostra terra, il Gargano. Un giorno camminando sulla
spiaggia abbiamo realizzato quanta plastica ci fosse, e lì ci siamo detti: okay, è chiaro, possiamo realizzare
un cortometraggio ed essere realmente utili pulendo le spiagge a fine produzione.»
Andrea: «Aggiungerei che in realtà, già prima avevamo l’idea di integrare all’interno di questo prodotto delle
considerazioni sociali e ambientali.»
Questa è una domanda che mi preme molto farvi: quanto è sostenibile Roko? E soprattutto, qual è
quella cosa non sostenibile di cui non potreste fare a meno?
Armando: «La prima domanda è molto divertente, ma complessissima. Roko è sostenibile, ovviamente non
al 100% , come qualsiasi cosa esistente, ma affiancare il tutto a un altro progetto – quello di ripulire le
spiagge - permette di bilanciare le cose.»
Andrea: «Al momento creare un prodotto a impatto 0 è molto difficile, se non impossibile. Noi abbiamo
come obiettivo, di organizzare eventi – non solo legati a Roko – grazie ai quali vorremmo ridurre l’impatto
che abbiamo causato all’ambiente.»
La prossima domanda vi verrà fatta sia ai fini dell’intervista, sia perché sono sinceramente interessata
all’argomento: come state realizzando il cortometraggio? Con quali programmi lavorate?
Rocco: «Stiamo utilizzando più programmi per realizzare il corto: Blender, che stiamo utilizzando per
ricreare l’ambientazione e le scenografie; Houdini FX, che ci permette di realizzare la parte di animazione e
simulazione; Renderman, per la renderizzazione; Adobe Photoshop e altri.»
Andrea: «Sono anni che lavoriamo con il 3D, essendo studenti di architettura, quindi per noi è molto
semplice lavorare senza bozzetti, perciò abbiamo saltato tutta quella parte. E poi, avendo ambientato il
cortometraggio sulle spiagge del Gargano, sulla nostra terra, riusciamo ad essere immediati nel realizzare la
parte scenografica, ne conosciamo tutti i dettagli. Dettagli che sono inscritti nella nostra memoria visiva e
che ad esempio a un turista, o anche alle persone che vivono lì, sfuggono; mentre noi in questi anni abbiamo
studiato molto il nostro territorio, ed è anche per questo che abbiamo tralasciato tutta la parte dei bozzetti.»
Armando: «La realizzazione è davvero una figata. È molto complesso e inaspettato, in qualche modo. In un
progetto d’animazione lavorano persone che fanno cose completamente diverse l’una dall’altra, ancor di più
di quando accade nella lavorazione di un film tradizionale. Perché una cosa fondamentale di quando si lavora
con l’animazione è che – secondo me – la visione del regista conta molto meno rispetto al reale. O meglio, ti
affidi davvero tanto alle persone con cui lavori, perché stai effettivamente realizzando un mondo, un
qualcosa, che non esiste. Quindi conta tantissimo l’opinione di tutto il team. Si utilizzano davvero molti
programmi e si cerca di prendere il meglio da ognuno di essi, e per ogni programma che viene usato c’è una
persona che si occupa di quel programma nello specifico.»
E per quanto riguarda i costi? Quanto è possibile sostenere economicamente un progetto del genere
per dei ragazzi come voi che hanno appena formato una società?
Armando: «L’animazione non si fa da soli. L’animazione 3D di una certa qualità – perché noi stiamo
cercando di arrivare ad una buona qualità – dipende anche molto dal target. Noi con Roko stiamo cercando di
ampliare il target più che possiamo, rivolgendoci anche ad un pubblico più adulto. Il costo di un prodotto
d’animazione è dato sia dal tempo, sia dalle persone. Un corto di animazione ti porta via davvero tanto
tempo, se vuoi arrivare ad una buona qualità e vuoi ampliare il target a cui è rivolto il prodotto, ciò vuol dire
che bisogna curare davvero ogni minimo dettaglio del mondo che tu stai ideando. Nel nostro caso ci siamo
ritrovati ad avere un costo che per la maggior parte viene impiegato nelle risorse hardware e software.»
Arrivati a questo punto dell’intervista, mi preme fare una domanda che mi ronza in testa da un po’:
da dov’è nato il nome Roko?
Rocco: « Una sera, per scherzo e curiosità, stavamo cercando il mio nome in varie lingue e ad un certo punto
è comparso Roko – se non sbaglio è in croato – e da lì ci siamo guardati e abbiamo pensato che fosse
perfetto. Cercavamo un nome corto e diretto, così abbiamo pensato di proporlo ad Armando, e alla fine lo
abbiamo convinto.»
Armando: «All’inizio non ero per niente convinto, mi ero appena laureato ed erano venuti a trovarmi a
Roma. Avevamo appena iniziato a lavorare al progetto, io avevo messo su una piccola storiella completamente diversa da ciò che poi ha effettivamente preso piede, e Rocco ha avanzato la proposta di
chiamarlo Roko. Sul momento venne bocciato, ma poi ripensandoci, abbiamo deciso di adottarlo.»
Ho visto che avete aperto un crowdfunding per raccogliere fondi per il progetto, siete soddisfatti dei
risultati che state ottenendo?
Armando: «A livello personale, posso dire di essere contentissimo. Se ripenso che un anno fa, all’inizio di
tutto, eravamo qui al caldo tra una visita al museo e l’altra e Roko non era altro che un progetto su carta, e
faccio il paragone con oggi, che abbiamo davvero tante persone coinvolte. Vedere che il progetto convince,
mi rende contentissimo; per me è ancora surreale, quando le persone vengono a complimentarsi con me.
Dobbiamo ancora fare tanto, spargere voce e cercare di raccogliere più fondi possibili, anche parlando con la
gente e organizzare eventi a riguardo. La questione monetaria ovviamente conta, ma quello che ci preme
ancor di più è sensibilizzare le persone, far sapere a più persone possibile del progetto, parlare ai giornali ed
arrivare ad ancora più ONLUS. Abbiamo come obiettivo di iniziare a pulire le spiagge già dalla prossima
estate.»
Andrea: «Io onestamente sono molto soddisfatto, ma c’è da dire che siamo davvero agli inizi e che c’è
davvero tanto altro da fare. Come in tutte le cose ci sono alti e bassi, ma posso dire che la soddisfazione c’è.
Ma i piccoli obiettivi raggiunti non devono farci rilassare. La soddisfazione più grande ovviamente arriverà
quando avremo finito il corto e avremo sensibilizzato più persone possibili riguardo il cambiamento
climatico, le microplastiche e l’inquinamento da plastica presente nei mari. E ci siamo anche posti come
obiettivo di pubblicizzare il posto da cui veniamo, perché il Gargano è un luogo molto affascinante che non
viene valorizzato come merita, vorremmo dar luce a un territorio che vediamo in modo diverso dai nostri
conterranei, che ha molto da offrire.»
Rocco: «È davvero un territorio sottovalutato, abbiamo cercato di mettere in risalto la sua bellezza, mettendo
in evidenza la sua bellezza, rendendo la natura un elemento centrale appunto per valorizzarlo il più possibile
e per attrarre più persone. Anche per questo abbiamo deciso che iscriveremo il corto a tutti i festival
possibili, soprattutto all’estero.»
Concludiamo così quest’intervista, che non solo mi ha intrattenuta tantissimo, mi ha anche insegnato molto
per quel che riguarda la produzione e la realizazzione di un cortometraggio d’animazione e mi ha arricchita
ed ispirata a livello umano.
Vi invito a sostenere attivamente questi ragazzi, partecipando al loro crowdfounding:
www.eppela.com/projects/8729 e condividendo il più possibile quest’intervista in modo da far arrivare a più
persone questa meravigliosa iniziativa.
Sara Masi © tutti i
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