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Nella Valle del Sacco si continua a morire di veleni e di noncuranza

  • Aurora Ricci
  • 7 apr 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

È provato da decenni, ma nessuno sembra preoccuparsi. Tra silenzi colpevoli e inettitudine politica. E se ciascuno di noi facesse la sua parte?

02/04/2023 Nella valle del Sacco si muore, ma i nostri politici sembrano ignorarlo. Amministrazioni, sindaci, presidenti di provincia e regione di tutti i colori, si alternano da decenni, giocano a fare i custodi del territorio, “parole, parole, parole soltanto parole…” le conseguenze di questa inazione sono però drammatiche e scientificamente provate ormai da decenni. Sentitevi toccati, se volete, chissà che non vi venga la voglia di agire senza riflettori abbaglianti. Non c’è più tempo per continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto.

Un ultimo recente allarme di un problema mai seriamente affrontato: è l’alba di sabato 11 Marzo 2023 e la località Mola Sterbini (Pofi) si sveglia con diversi metri di schiuma che sovrastano il torrente Meringo - affluente del Sacco che attraversa i comuni di Ripi e Pofi – la schiuma raggiunge i rami più alti della vegetazione annessa alle sponde. Qualcuno ha sversato, ancora una volta, ingenti quantità di sostanze inquinanti ancora da identificare; qualche avvisaglia del gesto criminale era già visibile dal pomeriggio del venerdì, repentine le segnalazioni e gli interventi dei comuni di Ripi e Pofi.

Proprio come reiteratamente accaduto nel 2018 e 2019 nel fiume Sacco, soffocato da una immensa distesa di schiuma. Certo, la schiuma non è altro che il più plateale campanello dall’arme di un disastro ambientale costellato da eventi di gravissima portata. Un fiume avvelenato, che ha portato all’annientamento della biodiversità fluviale, alla morte di molti pesci, all’interdizione di sterminate aree agricole un tempo fertili, oggi simulacri della barbarie umana contro l’ambiente.

Per fare chiarezza e poter affrontare con maggiore consapevolezza le conseguenze sulla salute di chi oggi vive nella valle del Sacco occorre aprire una parentesi sulle tappe del disastro ambientale.


“Sono cent’anni che in questa parte del Lazio fabbricano veleni. A Colleferro ci sono fabbriche belliche dal 1912, dove si producevano i gas per le guerre coloniali e sistemi missilistici che negli anni passati sono finiti nel mirino dell’Onu e dei pacifisti per il sospetto che venissero utilizzati da Saddam Hussein come vettori per le armi chimiche. Negli altri poli dell’illusione industrialista: fabbriche di medicinali, cementifici, industrie per la produzione di insetticidi. Tutte scaricavano le loro acque nel fiume Sacco” racconta Anna Natalia, del Coordinamento ambientale di Anagni.


Nel Marzo 2005 è stato riconosciuto lo stato di emergenza ambientale per la valle del fiume Sacco in seguito al riscontro di livelli di beta-esaclorocicloesano (β-HCH) - sostanza chimica usata fino agli anni Settanta per la produzione di pesticidi, ed interrato in centinaia di fusti, secondo quanto denuncia Roberta Di Pucchio su Ciociaria Oggi. - molte volte superiori ai limiti di legge.

Nel Novembre 2005 vengono ritrovate decine di carcasse di mucche lungo le rive del fiume con la schiuma fuori dal naso; la causa della morte? cianuro scaricato abusivamente nel rio Mola Santa Maria, affluente del Sacco.

Nel 2009 la Regione Lazio ha messo in atto un programma di “Sorveglianza sanitaria ed epidemiologica della popolazione residente in prossimità del fiume Sacco”, nell’area identificata a rischio.

Nel Dicembre 2018 una fitta schiuma invade il letto del fiume Sacco, provocando danni agli animali e all’aria; la gravità di quanto successo conferisce il podio alla zona laziale nel SiN, i siti di interesse nazionale per la pericolosità degli agenti inquinanti. L’Arpa Lazio esaminando il fiume ha scovato un’altissima concentrazione di tensioattivi e agenti chimici come mercurio, cromo, arsenico, diossine, acetoni e cosmetici. La sostanza più pericolosa, potenzialmente cancerogena è il lindano, un insetticida vietato dal 2001 e limitato anche nell’uso della lavorazione industriale per danni ai reni, al sistema nervoso e al fegato. Il limite per lo scarico di queste sostanze in acque superficiali è infatti di 2 milligrammi per litro, che diventano 4 se si gettano nelle fognature. Nel fiume Sacco la concentrazione rinvenuta dagli esperti arriva a 16 milligrammi. Fino a otto volte più del limite consentito.

Tante le aziende sottoposte a controlli, il portavoce di “Rifiutiamoli” Alberto Valleriani ha segnalato: “i rifiuti tossici venivano trasportati dai carrellisti a ridosso dell’area industriale e interrati all’interno di fusti già mezzi aperti, così è avvenuta la contaminazione delle falde acquifere e del fiume”.



Oggi i terreni coltivati e quelli usati per il pascolo risultano carichi di sostanze tossiche così come il latte o la carne prodotti dagli animali che su quei terreni pascolano, nonostante i divieti. Oggi muoiono donne, uomini e bambini in una media che per alcuni tipi ti cancro, come quello all’encefalo, nei bambini da 0 a 14 anni, supera del 280% quella di altre zone. Addirittura, negli ultimi anni, i casi di tumore diagnosticati in età infantile o adolescenziale sono più che raddoppiati.

“Già dal 2014 abbiamo constatato dei quadri clinici più gravi rispetto al passato: un aumento delle patologie respiratorie e cardiovascolari– sottolinea Teresa Petricca, specialista pneumologo, Responsabile Scientifico Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia- In quell’anno, un’indagine su circa 3500 cittadini di Frosinone over 14 di entrambi i sessi, dimostrò che la prevalenza dell’asma era doppia rispetto la media nazionale; addirittura tripla appariva la BPCO. Da quel momento abbiamo affinato le nostre ricerche, al fine di studiare le ricadute nocive delle polveri sulla salute. Nel 2016, il dato regionale evidenziava che all’ospedale Bambin Gesù la prevalenza di bambini ricoverati per asma era quella relativa all’area di Frosinone. Nello stesso periodo, sempre per la ASL di Frosinone, i morti per BPCO dopo 30 giorni dal primo ricovero rappresentavano oltre il doppio rispetto la media regionale, mentre la percentuale di mortalità per patologie del sistema circolatorio era del 44,5%, rispetto al 36,3% della Regione Lazio.”

La città di Frosinone è nota da anni per le concentrazioni di particolato superiori ai limiti di legge, raggiungendo, nei periodi invernali, anche valori giornalieri 5 volte più alti rispetto a quelli consentiti dai limiti di legge (PM10: 50 µg/m³ stato italiano – 25 µg/m³ OMS; PM2,5: 25 µg/m³ stato italiano – 10 µg/m³ OMS). Oltretutto, lo stesso capoluogo è collocato nella Valle del Sacco, dichiarato SIN alla stregua della Terra dei Fuochi o di Taranto. Ad aggravare la già compromessa situazione dell’inquinamento aereo, inoltre, la caratteristica oro-geografica di “conca” che non permette dispersione degli inquinanti presenti nell’aria favorendone il ristagno.


È preoccupante, inoltre, la mortalità per l’apparato circolatorio. Per gli uomini registrati eccessi per i tumori dello stomaco, tra la popolazione più giovane per le leucemie; questo si evince nel recente rapporto sugli effetti dell’inquinamento nel Sin.

Sostiene Petricca: «Ciò che abbiamo rilevato alla conclusione dello studio è che nel periodo di osservazione 1 Ottobre – 30 Novembre 2020, gli eventi di cardiopatia ischemica acuta sono aumentati del 67% rispetto ad analogo periodo riferito all’anno 2019. L’anno 2020 ha registrato un abbassamento dell’età media di insorgenza degli eventi ischemici acuti rispetto all’anno 2019 passando da 70 anni a 63 anni. Nell’anno 2020 gli eventi acuti hanno interessato prevalentemente la parte bassa della città, dove l’accumulo di polveri sottili è risultato maggiore: 50% nel 2019, 70% nel 2020 come da indicazione delle centraline. Tutto ciò avviene però nel sostanziale silenzio delle istituzioni, nonostante la Valle del Sacco sia il SIN più grande d’Italia. Purtroppo, siamo l’unica voce sanitaria che si sente in questo distretto. Dalla Regione e Asl solo silenzio.»

Non si può pensare di salvare il mondo con un post su Facebook “ci stanno avvelenando!” D’accordo, ma noi cosa abbiamo fatto in questi decenni per impedirlo, come hanno agito i politici che ci hanno rappresentato? Cosa stiamo facendo oggi? Cosa faremo domani?

È giunto il momento di chiederselo, è giunto il momento di cercare quella risposta che per quanto sopita alberga nei nostri cuori, anche solo per quella primordiale esigenza naturale alla sopravvivenza della specie. Agiamo ora! O non avremo nulla che i nostri figli o nipoti potranno ereditare, se non un mondo degradato senza più respiro.

Fa scalpore un po’ di vernice lavabile sui luoghi del potere, cari politici, cominciamo a chiederci il perché di quei gesti esasperati, poniamo l’orecchio in ascolto di quell’ ”ultima generazione” che può invertire le sorti del pianeta; quello stesso pianeta che qualcuno prima di loro sembra aver condannato a morte.

Conservatori fino all’estinzione, continuiamo a proteggere il preesistente: l’arte è bellezza che ci può salvare, ma morirà con noi, senza che più nessuno possa apprezzarla se non avremo la capacità di consegnare alle nuove generazioni una terra abitabile.



Cari politici, se aveste investito il tempo impiegato nell’indignazione social - per la vernice arancione lavabile sui Palazzi o il carbone vegetale nella Barcaccia - nella progettazione di strategie concrete di azione, forse quei gesti sarebbero cessati.

Cari amatori dell’arte e della bellezza, se provaste ad investire il tempo dei vostri post polemici - “criminali, cretini, imbecilli… in galera subito e gettiamo la chiave!” - in azioni concrete per la difesa dell’ambiente, nostra casa, forse, quei ragazzi che oggi imbrattano domani sarebbero al vostro fianco per ripulire, bonificare e far scelte di vita di lungo respiro.

Forse insieme a voi godrebbero della bellezza senza tempo di un Van Gogh. Forse avrebbero rispetto delle Istituzioni che smetterebbero di essere luoghi del potere per trasformarsi nella massima espressione democratica di un popolo degnamente rappresentato.

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Bibliografia:

https://www.dire.it/22-06-2021/647070-valle-del-sacco-lappello-dei-medici-di-famiglia-contro-linquinamento-qui-una-catastrofe/


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