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Mente e cinema, un duo inseparabile

  • Amy Ferri
  • 11 apr 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Fin dagli inizi, il cinema e la psicoanalisi hanno presentato diverse analogie tra loro, attitudine che si è ripetuta nel corso dei secoli, adattandosi alle varie condizioni sociali a cui queste discipline dovevano far fronte.

Partiamo dall’inizio: va ricordato, necessariamente, che l’invenzione del cinematografo e lo sviluppo della psicanalisi freudiana avviene nello stesso periodo storico, il XIX secolo; e che entrambe hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione sociale. È proprio grazie a queste due discipline che viene approfondita l’interiorità dell’essere umano. La psicanalisi si cura di indagare sull’inconscio e le pulsioni dell’uomo, mentre grazie alla rappresentazione cinematografica, tutte quelle pulsioni e quei desideri scaturiti nell’animo di ognuno di noi, vengono rappresentate, creando nello spettatore un senso di spettacolarità ed empatia.

Il cinema, come ogni forma d’arte, si pone come scopo – oltre a quello narrativo – quello di scaturire emozioni e riflessioni all’interno della nostra mente, e ci riesce grazie alla psicoanalisi, che getta le basi per creare un senso di familiarità con l’osservatore; perciò la figura dello psicologo rappresenta un grande collaboratore all’interno del mondo dell’audiovisivo: la fase della scrittura e della creazione del soggetto di un film è un processo per niente semplice, che vede convergere necessità narrative-informative e la necessità di lasciare il segno nell’animo dello spettatore.

Quando nasce il film psicologico?

La psicanalisi affonda indirettamente le sue radici nel terreno del cinema sin dal principio, ma vede la sua affermazione soprattutto in due periodi storici: gli anni ’20 con l’avvento delle Avanguardie cinematografiche e la seconda metà degli anni ’40, con la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Nel primo periodo, emerge all’interno delle pellicole il rifiuto dei canoni e delle regole: l’artista rappresenta sul grande schermo tutti i suoi pensieri, come un grande flusso di coscienza che appare complesso da interpretare al primo sguardo. È in questo periodo che la psicologia emerge davanti la cinepresa, dove l’artista si libera di tutte quelle preoccupazioni che lo invadono nella sua quotidianità, ancora scossa dalla guerra, accennando anche alle prime rappresentazioni incentrate sul desiderio e sulla sessualità.

È nel periodo del dopoguerra, tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, che la psicanalisi entra a pieno all’interno della cinematografia, portando i registi alla rappresentazione di un nuovo punto di vista, completamente innovativo, quello femminile. La fine della guerra, oltre a portare sollievo, fa nascere nella Hollywood classica una nuova esigenza, quella di raccontare l’insoddisfazione e i desideri della società contemporanea. Per comprendere al meglio, bisogna far riferimento al contesto storico: durante la Seconda Guerra Mondiale, la società americana si trova in una condizione diversa dal solito, gli uomini sono in guerra e le donne hanno necessariamente dovuto occupare i loro posti all’interno delle industrie, fabbriche, amministrazioni, ecc. In questo periodo, nasce naturalmente nell’animo delle donne una nuova visione della vita sociale, non essendo più costrette a stare in casa e a pensare solo alla famiglia, ma iniziando ad emergere in ambito personale, lavorativo, sociale, ecc. Nasce, quindi, nelle donne il desiderio di mantenere e migliorare questa condizione. Negli uomini, contrariamente, nasce un grande sentimento di insoddisfazione, scaturito dall’atrocità dei conflitti bellici e dal timore, una volta tornati in patria, di non poter più tornare al loro status sociale precedente, ora occupato dalle donne.

In questo periodo nascono diversi generi cinematografici – come la screwball comedy – legati alla nuova visione femminile, nella quale la psicologia entra all’interno dei personaggi, non solo nella scrittura ma anche nell’azione vera e propria: le donne vengono rappresentate in continuo movimento, rappresentando l’eccentricità e il desiderio, mentre gli uomini vengono rappresentati come statici, poiché travolti dalla metamorfosi femminile.

Ad oggi, il film psicologico ha grande importanza, ma soprattutto evidenzia grandi differenze: parliamo di film che raccontano condizioni psicologiche o disturbi riconosciuti, con lo scopo di intrattenere ed informare allo stesso tempo lo spettatore.

Attitudine che incontriamo, ad esempio, nei film:

  • Ragazze Interrotte, disturbo borderline di personalità;

  • Il lato positivo, bipolarismo;

  • Il cigno nero, psicosi;

  • Fino all’osso, disturbi del comportamento alimentare;

  • American Sniper, disturbo post-traumatico;

  • Blue Jasmine, depressione;

  • Trainspotting, dipendenza.

 
 
 

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