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MEMORIE DAL SOTTOSUOLO, L’OPERA DI DOSTOEVSKIJ CHE HA ISPIRATO FREUD

  • Noemi Delicato
  • 23 ott 2022
  • Tempo di lettura: 3 min


Il romanzo “Memorie dal sottosuolo” di Fëdor Dostoevskij, scrittore e filosofo russo del XIX secolo, sviscera l'animo umano tirandone fuori la complessità psicologica di cui successivamente si farà portavoce Freud e tutti coloro che, influenzati da Dostoevskij, hanno cercato di rappresentare il mondo interiore di ciascun essere umano.

Dostoevskij racconta il modo in cui le circostanze esterne e l'impeto interno dei suoi personaggi incidevano ed influivano sui loro comportamenti. L'autore crea un personaggio nuovo, l'antieroe, colui che prediligerà la propria vita interiore rispetto alla società. L'antieroe è rappresentato da un uomo affetto da nevrosi che decide di scendere nel sottosuolo, luogo al di sotto del suo appartamento al primo piano, in quanto incompreso dalla società con cui è in continua lotta, nonostante i suoi tentativi vani di farne parte. Opera ambientata nella Pietroburgo dell'800; rivoluzionaria per la narrativa occidentale che, a partire dal titolo metaforico del racconto ricco di significato, accoglie l'originalità di un romanzo colmo di tutte le contraddizioni dell'uomo espresse senza tralasciare neanche le verità più amare. Le stesse contraddizioni che portano il protagonista ad affermare di essere un uomo malato ma di non volersi curare per non farsi ancora più male. Il romanzo è suddiviso in due parti: nella prima, “il sottosuolo”, il protagonista tenta di spiegare le ragioni per le quali ha fatto la sua comparsa portando alla luce quei pensieri più nascosti, mancanti a nessuno e che chiedono il permesso per uscire dal sottosuolo, nel quale egli decide di rintanarsi. Ebbene, cosa rappresenta il sottosuolo? Il sottosuolo è la sfera della vita psichica, nella sua intimità libera ed irrazionale, in cui il protagonista si rifugia ma al tempo stesso combatte una battaglia personale contro una società mediocre, avida ed abitudinaria che lo vorrebbe uguale a tutti. Per tale motivo, egli si presenta come “un uomo malato, astioso” e persino “malvagio”, con una rabbia repressa dovuta ad una non identificazione con la sfera sociale che lo circonda. Egli è un uomo estremamente coscienzioso di sé; ciò nonostante, la stessa consapevolezza che fa luce ai propri lati più bui, diviene una condanna in quanto tenderà ad offuscare la realtà con continui fraintendimenti, al punto tale che troverà pace soltanto nella tana, il sottosuolo. Dostoevskij utilizza giochi di parole e contrapposizioni continue, difficili da comprendere e ancor di più da accogliere, in quanto viene mostrata dall'autore la condizione umana attraverso gli occhi di colui che ha avuto il coraggio di guardarsi attraverso, fino al sottosuolo, trovando al suo interno ogni cosa. Il protagonista, difatti, si mostra in tutte le sue sfumature: diffidente, cinico, vendicativo, vigliacco eppure più intelligente di tutti coloro che lo circondano. Osserviamo una costante volontà di umiliarsi “proprio nulla sono riuscito a diventare: né cattivo, né buono, né furfante, né onesto, né eroe, né insetto” ed una quasi diabolica smania di emergere. Quest'ultima viene trattata specialmente nella seconda parte dell'opera, nella quale il protagonista mostra attraverso le azioni che ha compiuto la propria inadeguatezza. Si presenterà comprensivo e tenero nei confronti di una prostituta, ma subito dopo diventerà duro per compensare la debolezza. Si renderà ridicolo ogni volta che si ostinerà nel perseguire uno scopo di cui in realtà non gli importa. Sarà arrogante e volgare. Racconterà la propria solitudine come una scelta. Sembrerà che punti il dito contro il lettore mentre mostra tutti i difetti dell'uomo che abbondano e si manifestano sia nell'accettazione delle cose, sia nei tentativi di cambiarne il corso. Le umiliazioni che subirà quando vorrà umiliare; un binomio costante e sotteso all'intera trama del romanzo relativo a quell'uomo che vuole e prova ad incontrare caparbiamente la società, ma il cui tentativo si tramuta ogni volta in un tragico epilogo.

Lo definirei un romanzo a dir poco travolgente ed altamente introspettivo da cui emerge dirompente un forte senso di inettitudine, di colui che si sente in rapporto alla società ininterrottamente sottomesso o sopraffatto; la stessa inettitudine avvolge il lettore facendo sì che in rapporto alla solitudine del protagonista non si senta come costui, bensì compreso. “Memorie dal sottosuolo” è una lettura che consiglio vivamente in quanto dà la possibilità di accogliere ed accettare i propri lati più oscuri, che si tendono ad allontanare. Fa riflettere sulle stranezze tipiche di ciascun essere, le medesime che divengono motore pulsante delle azioni in quei tentativi di omologazione all'interno della comunità, facendo dimenticare ciò che contraddistingue ogni individuo: la propria unicità. Lascia spazio al caos, quella confusione con cui il più delle volte risulta difficile convivere, eppure, come si è appreso dal sottosuolo, può divenire un luogo confortevole e piacevole in cui soggiornare.


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